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Lehman Brothers: la crisi del 2008 senza precedenti

 Un evento che ha segnato la storia dei mercati finanziari e dei sistemi economici, infine, è stato quello che ha sancito la fine di una delle più importanti banche di investimento del mondo, Lehman Brothers Holdings Inc.

Fondata nel 1850 è stata una società attiva nei servizi finanziari a livello globale arrivando a essere la quarta più grande banca di investimento americana con 25.000 dipendenti in tutto il mondo. Fino al 2007 l'area di business dei titoli immobiliari era la più profittevole: nel 2008 il 15 settembre proprio per gli effetti negativi determinati in quell'area la società ha comunicato l’intenzione di avvalersi del ''bankruptcy code ''statunitense annunciando debiti bancari per 613 miliardi di dollari e debiti obbligazionari per 55 miliardi di dollari si è trattata della più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti con perdite ingenti per migliaia di investitori istituzionali e privati di tutto il mondo. 

    Lehman ha operato in molti segmenti dell’attività finanziaria dall’investment banking all’equity and fixed-income sales dal trading all’investment management dal private equity al private banking. Il quadro macro economico dopo il 2000 negli Stati Uniti era stato caratterizzato da una politica monetaria espansiva che aveva visto la Federal Reserve abbassare i tassi di interesse per favorire la circolazione di moneta: ciò aveva agevolato l’emissione di prestiti a tassi vantaggiosi per prenditori di fondi. I bassi tassi di interesse resero, però, relativamente difficile per le banche ottenere guadagni andando di fatto a cercare spazi di rendimento e non sempre con i rischi che venivano assunto. Questo fenomeno era stato ulteriormente favorito dalla deregolamentazione del mercato finanziario che tra l’altro aveva iniziato a permettere alle banche di indebitarsi in modo significativo. 

    Anche in questo caso con un'alterazione del proprio profilo di rischio la contrazione dei margini di interesse, infatti, insieme alla possibilità di contrarre maggiore debito avevano modificato la propensione al rischio portando le banche a prestare denaro anche a coloro che non avevano o non avrebbero ragionevolmente avuto possibilità di solvibilità adeguato. Lehman come altre banche di investimento, non erogava mutui ma cartolarizzava mutui di altre banche i cui asset costituivano le garanzie per la costruzione di strumenti finanziari derivati. Nel momento in cui i tassi di interesse per effetto di una politica monetaria che voleva intervenire su una ormai enorme massa di liquidità in circolazione hanno ripreso a salire le rate dei mutui a tasso variabile a loro volta sono aumentate con un incremento del numero di imprenditori incapaci di ripagare il proprio debito. Come conseguenza gli immobili hanno iniziato a finire sul mercato immobiliare e il mercato immobiliare non ha tenuto insieme a tutti gli strumenti derivati ad esse associati.

     Nel 2006 Lehmen aveva cartolarizzato 146 miliardi di dollari di mutui con una crescita del 10% rispetto al 2004 tra il 2005 e il 2007 aveva avuto un profitto record proprio nel 2007 aveva realizzato un profitto di 4,2 miliardi di dollari. Nel Febbraio di quel di quell’anno le azioni avevano raggiunto il picco di 86,18$ il portafoglio cominciava a essere più vulnerabile agli andamenti del mercato immobiliare anche in seguito al verificarsi dei primi default. Nel giugno 2008 Lehman riportava una perdita di 2,8 miliardi di dollari a seguito della quale annunciava un aumento di capitale di sei miliardi di dollari. Nel settembre 2008, però, il prezzo azionario crollava a seguito del fallimento delle trattative con alcuni potenziali partner: gli hedge fund iniziavano a disinvestire i creditori e a tagliare le linee di finanziamento. Alla fine di quell’anno Lehman aveva solo un miliardo di dollari di liquidità e nel weekend del 13 settembre c’era stato un ultimo tentativo di facilitare l’acquisizione da parte di primarie istituzioni finanziarie senza successo. Il 15 settembre Lehman dichiarava la bancarotta e il prezzo del titolo crollava ulteriormente rispetto alla chiusura del venerdì precedente.

    Conclusione: un ''track'' finanziario che ha avuto ripercussioni mondiali, dal Nord America al Sud America, dall'Europa al Giappone. Cosa ci fa pensare questo? Bhe, che di certo l'economia non è mai a sé stante ma l'oramai avanzata globalizzazione sottolinea l'interconnessione mondiale del mercato, degli investimenti e appunto, delle crisi.











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