La leva finanziaria, come già accennato in questo articolo, esprime il rapporto tra possibile indebitamento massimo e capitale proprio a disposizione.
Immaginiamo che una famiglia contragga un mutuo, dove paga 700 euro al mese di rata, con tasso variabile, dove la quota interessi ammonta a 150€, percependo un reddito mensile di 350. Definiamo il reddito disponibile come quota di reddito familiare che residua dopo il pagamento di tutte le spese necessarie comprese quelle legate al pagamento della quota capitale CK del mutuo.
Ci si domanda, quante volte il reddito copre gli interessi? Nel caso della nostra famiglia, ipotizzando che il reddito disponibile copra 1 volta e mezza circa gli interessi, la quota di debito è un pò troppo elevata a causa della possibilità di variazione del tasso variabile.
Ipotizziamo ora un professionista che guadagna 50.000 euro netti l’anno, che contragga un mutuo di 30.000€ complessivi e che annualmente paga 1050 di interessi annui. Il suo reddito residuo immaginiamo sia appunto di 20.000. Anche se l’ammontare di debito sembra elevato, in realtà ciò che conta è il fatto che il reddito disponibile copre oltre venti volte gli interessi dovuti.
L’utilizzo di questo metodo ci permette di capire molto meglio quando un debito è sostenibile e quando, invece, può portarci in sofferenza. Nelle aziende, nel lungo periodo, il ROI risulta sempre maggiore del costo del debito ‘’i’’: se l’ICR (Interest Cover Ratio) di cui abbiamo menzionato prima, risulta sostenbile, allora l’azienda potrà continuare ad indebitarsi.
Fonte di Approfondimento: Gabriele Galletta
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